Duomo di Siena apertura del pavimento
Da Agosto 2014 un capolavoro unico da scoprire
Il Duomo di Siena conserva numerosi capolavori di ogni epoca. Uno di questi è il pavimento, secondo la definizione di Giorgio Vasari “il più bello…, grande e magnifico… che mai fusse stato fatto”, realizzato attraverso i secoli, a partire dal Trecento fino all’Ottocento.
I cartoni preparatori per le cinquantasei tarsie furono forniti da importanti artisti, tutti “senesi”, tranne il Pinturicchio, autore, nel 1505, della tarsia con il Monte della Sapienza. Le prime tarsie furono tratteggiate sopra lastre di marmo bianco con solchi eseguiti con lo scalpello e il trapano, riempiti di stucco nero: tecnica chiamata “graffito”. Poi si aggiunsero marmi colorati accostati assieme come in una tarsia lignea: questa tecnica è chiamata "commesso marmoreo". Splendida la tarsia con l’Ermete Trismegisto, oltre a quella della Lupa che allatta i gemelli, inserita in un cerchio, cui sono collegati altri otto tondi di dimensione minore che mostrano gli emblemi di città centro-italiane. La tarsia disegnata da Pinturicchio (la quarta lungo la navata centrale), mostra, in basso, la personificazione della Fortuna: una nuda fanciulla tiene con la mano destra la cornucopia, mentre brandisce in alto, con la sinistra, come un’insegna, la vela gonfiata dal vento. Nelle tre navate il percorso si snoda attraverso temi relativi all’antichità classica e pagana, nel transetto e nel coro si narra la storia del popolo ebraico, le vicende della salvezza compiuta e realizzata dalla figura del Cristo, costantemente evocato e mai rappresentato nel pavimento, ma presente sull’altare, verso cui converge l’itinerario artistico e spirituale. I soggetti sono tratti dal Vecchio Testamento, tranne la Strage degli Innocenti di Matteo di Giovanni che si affida al racconto del Vangelo di san Matteo. Nell’esagono sotto la cupola (Storie di Elia e Acab), ma anche in altri riquadri vicini all’altare (Mosè fa scaturire l’acqua dalla roccia; Storie di Mosè sul Sinai, Sacrificio di Isacco) lavora il pittore manierista Domenico Beccafumi, sarà lui che perfezionerà la tecnica del commesso marmoreo.
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