Il Convegno
Teatro dei Rozzi di Siena
Martedì 11 Febbraio 2014, alle ore 21:15 la Compagnia di Punta Corsare presente la periferia: un sobborgo napoletano, una periferia che è degrado e disagio da curare, il terreno incolto dove si potrebbero concretizzare progetti nuovi di crescita o sviluppo, ma che più spesso diventa oggetto di promesse strumentali e chiacchiere sterili. Mentre le necessità reali restano dietro le quinte, i riflettori sono puntati su politicanti ingiacchettati e melliflui tipi umani.
Nel sobborgo napoletano di Scampia (quello di Gomorra, per intenderci) nasce un’azione teatrale con le voci di Karl Valentin, Achille Campanile, Rem Koolhaas, Kurt Vonnegut che i ragazzi di Punta Corsara, guidati nella regia da Emanuele Valenti, mescolano ad esperienze quotidiane e vissuti reali. La Compagnia, che ha già portato in giro per l’Italia progetti di successo, dà voce alla propria terra e ne urla la violenza, i bisogni esasperati, un’amministrazione di farsa. Il teatro si fa critica di se stesso con ironia affilata e denuncia bruciante, la realtà urgente resta fuori dal convegno.
Semplice, rapida e concreta, l’azione teatrale Il Convegno affronta con leggerezza poetica qualcosa di molto preciso: l’inadeguatezza delle istituzioni attuali nel porre rimedio al degrado civile-morale del nostro tempo. Il lavoro ha un riconoscibile carattere meta-teatrale, la critica dell’inefficienza delle istituzioni passa per una derisione delle cattive forme di teatro e comunicazione di cui essa è espressione. Prima fra tutte, viene colpita proprio la forma del convegno, che in buona sostanza prevede la successione di alcuni monologhi mediante cui i relatori argomentano una tesi. Gli attori non fanno altro che interpretare sei brutti quanto incoerenti monologhi a veicolare teorie assurde e improduttive. Ne deriva una recitazione volutamente esagerata, nei toni e nella mimica facciale, che evidenzia i tic e le goffaggini linguistiche in cui spesso cadono i convegnisti, così come la noia solitamente provocata nell’uditorio. Sintomatico in tal senso è l’intervento dell’urbanista Valeria Pollice che addormenta letteralmente i colleghi, facendoli di tanto in tanto sobbalzare durante il sonno nel sottolineare alcune parole con un urlo stridente e acuto. Ma viene colpito anche il cattivo teatro che praticano gli uomini di potere, per esempio l’Assessore all’Ascolto del Comune di Napoli che a metà del convegno si lancia in un monologo strutturalmente ben costruito ma incapace di dire nulla, nascondendo la sua povertà con frasi ad effetto, superlativi inutili, finte espressioni di indignazione morale.
Di tanto in tanto traspaiono negli interventi dei convegnisti alcuni notevoli passaggi lirici o evocativi. È il caso del personaggio di De Magistris, che descrive in modo toccante la desolazione di Napoli e dei suoi giovani abitanti, che ricorda abbastanza da vicino il resoconto di Dresda bombardata di Mattatoio n. 5 di Kurt Vonnegut. È ampio e variegato il materiale cui l’azione scenica attinge, comprensiva degli accenti burleschi de L’inventore del cavallo di Achille Campanile o testi di Valentin e Koolhaas, nonché di alcuni resoconti di cronaca della periferia napoletana.
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